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Le tratte dal canile di Ischia: dalla battaglia al processo di LUIGI GAETANI D’ARAGONA

 Il prossimo 19 dicembre avrà inizio, dopo oltre cinque anni dall’apertura dell’inchiesta, il processo ai gestori del Canile di Panza, sull’isola di Ischia, rinviati a giudizio dalla Procura di Napoli con l’imputazione di aver creato una solida e sufficientemente abbozzata associazione criminale a quanto appare finalizzata al commercio illecito di

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La lunga guerra per l’ambiente di Elena Croce (1915-1994)

30 dicembre 2010


Quali che siano le previsioni dei futurologi sui problemi di abitazione, servizi e trasporti, sulle possibilità di disinquinamento e preservazione della natura, la volontà e le esigenze della individualità umana non possono essere censurate a priori. E cioè l’alternativa ambientale rappresentata dai centri storici ed in parte anche dai quartieri che ancora ad essi si riallacciano, ad esempio dell’età umbertina o tardovittoriana, deve essere mantenuta per quella parte di popolazione che ai vantaggi di un’abitazione sia pure concretamente moderna (e non soltanto, come accade a noi, nella maggior parte dei casi, luccicante della più deperibile civetteria e discutibile pretesa di comfort) preferisce le case di antica costruzione e muratura, calde di una loro sia pure modesta storia.
  La conservazione dei centri storici non è un problema specialistico, ma parte essenziale di una politica urbanistica e territoriale che presupponga formule non più carcerarie, ma umane, a cominciare dagli spazi verdi, dovunque più o meno largamente contemplati all’infuori del nostro paese. Paese dove forse come in nessun altro l’incontrollata speculazione ha impedito qualsiasi utilizzazione razionale delle risorse del territorio; destinando invece a zona industriale i più bei terreni agricoli, barricando le spiagge con immani cinture di cemento, devastando i più bei luoghi alpini con eccesso di strade asfaltate, seggiovie ecc., e così via in omaggio ad un “benessere” selvaggio quanto momentaneo, destinato a ritirarsi lasciando il suolo coperto da irrecuperabili, ed anche difficilmente eliminabili scheletri di cemento.
  La cosiddetta politica del territorio non è mai stata tale, per quel che riguarda l’Italia, se non nella misura in cui l’abdicazione può essere un atto politico. E di conseguenza il sentimento di responsabilità è stato assunto dal movimento formato dai difensori dell’ambiente. Ogni forma privatistica tradizionale di difesa dell’ambiente storico naturale – indipendentemente dal fatto che ormai non ha più rappresentanti – è infatti andata in prescrizione. La grande forza di conservazione che era insita nella proprietà privata è un’energia disimpiegata che chiede di essere proiettata sulla comunità. I difensori di beni non propri sono sempre stati i più realmente strenui, ma nel caso laborioso e faticoso della difesa dell’ambiente cittadino occorre si compia un vero e proprio transfert del sentimento di proprietà a qquello della sopravvivenza di condizioni di vita umana per la comunità.

Da “La lunga guerra per l’ambiente” di Elena Croce (1979, Arnoldo Mondadori Editore)




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Cartesio o René Descartes (1596-1650)
Cogito ergo sum
William Shakespeare (1564-1616)
E' una bella prigione, il mondo. (da Amleto)
Platone (427 a.C. -347 a.C.)
Per chi intraprende cose belle, è bello soffrire, qualsiasi cosa gli tocchi.